Il primo viaggio da sola non si scorda mai: quel misto di eccitazione e di paura per l'ignoto che nel giro di un paio d'ore ti cambia la vita. E ovviamente siamo in ritardo. .
è tutto pronto: le valigie, il diario, carta e penna per scrivere al mio fidanzato, un'assicurazione per un viaggio in sicurezza e la certezza matematica di star comunque dimenticando qualcosa. Cavolo, il passaporto! Niente, ci tocca tornare indietro. In fondo è la prima volta che parto da sola, è normale scordarsi qualcosa di importante, no?
Ad arrivare lì quel giorno, in quell'aeroporto, mi ha aiutata una signora fino a pochi mesi prima sconosciuta, incontrata in una serata come le altre al guardaroba del teatro del paese.
"Studi francese?" mi chiede con la sua erre moscia, delicata ed elegante come il cappotto in morbido cashmere nero che mi stava porgendo.
"Si, non sono molto brava e domani abbiamo un'interrogazione"
"Io sono belga e do ripetizioni di francese. Lo faccio come volontariato. Perché non vieni a trovarmi, così vediamo cosa possiamo fare?"
Comincia così la mia passione per quella lingua ostica in tutte le sue eccezioni e declinazioni piene di accenti e di lettere che si pronunciano in modo assurdo. A pomeriggi alterni prendo l'autobus per andare a casa della signora del teatro, Kathleen, e così i mesi passano, la neve ormai inizia a sciogliersi sui prati e con la primavera anche i miei voti iniziano finalmente a fiorire.